La psicologia relazionale-sistemica

   L’approccio relazionale-sistemico ha arricchito notevolmente il campo della psicologia e della psicoterapia degli ultimi decenni. Senza respingere i modelli precedenti essa ha permesso di connettere idee, concetti e tecniche all’interno di un contenitore di complessità, in cui la relazione è l’unità base di osservazione e l’ottica è quella dei sistemi viventi.

 

Le origini

Tale paradigma ha attraversato varie fasi evolutive. Inizialmente nato per il trattamento della famiglia, nel tempo si è evoluto ampliando il suo raggio d’azione a molti sistemi umani. Esso considera l’individuo e i contesti di vita accomunati da somiglianze strutturali e funzionali. Ciò ha permesso nel tempo lo sviluppo di un’operatività ampia e articolata che dalla famiglia si è poi aperta alla coppia, all’individuo, così come ad altri sistemi complessi quali il gruppo, la classe, l’istituzione.

In questo modello, ispirato alla teoria dei sistemi, l’interazione, e soprattutto la relazione – intesa sia nella dimensione interpersonale che intrapsichica – divengono l’elemento privilegiato sia dell’analisi che dell’intervento.

 

Il potere delle relazioni

Le relazioni, si sa, sono immateriali ma i loro effetti (sistemici) estremamente concreti: infatti esse creano legami, vincoli e confini; inoltre, contengono, spingono, frenano, bloccano, stimolano; insomma, non solo informano ma regolano e formano, e talvolta, deformano. L’identità individuale deriva delle relazioni significative che la persona ha intrattenuto nel corso della sua vita, soprattutto quelle familiari. Da qui ne deriva che l’approccio a un disagio, a una problematica non viene caratterizzata come insita nell’individuo, ma come esito di esperienze relazionali in cui l’individuo, pur se inconsapevole, è comunque attivo.

 

       Principi sistemici
   Un sistema non è un mero agglomerato di elementi, ma qualcosa di caratteristico maggiore della somma delle parti. Consideriamo l’esempio di una squadra: se si esaminano le caratteristiche di ciascun giocatore non è possibile pervenire alle caratteristiche emergenti (abbastanza imprevedibili) che esprimerà la squadra nel suo insieme: a volte basta sostituire un giocatore o l’allenatore, e tutto cambia. Anche una famiglia, una coppia, una classe scolastica, nella loro tipicità esprimono l’imprevedibilità ben diversa dalla somma delle caratteristiche delle singole persone che la formano.
   Sinteticamente i principi della teoria sistemica sono: l’interconnessione tra individui non è una sommatoria; ogni azione è sia reazione che rinforzo (i processi non sono lineari); lo stato finale di un sistema non è determinato dallo stato iniziale; ogni comportamento è un atto comunicativo, un messaggio, spesso inconscio, e questo vale anche per un sintomo; le regole del sistema ne garantiscono la stabilita assegnando ruoli e funzioni ai suoi membri rispetto al lecito e al proibito, e a volte pur di mantenere lo status quo si sacrificano uno o più dei suoi membri; i meccanismi di feedback evitano cambiamenti destabilizzanti; il sistema ha la capacità di produrre cambiamenti di secondo ordine, cioè autorganizzativi e di creare regole, può cioè apprendere ad apprendere; il cambiamento in un membro di un sistema si riverbera sul sistema nel suo insieme. Tali principi sono densi di implicazioni epistemologiche e soprattutto operative.
  Per sistema s’intende, quindi, un tutto che funziona come tale in virtù dell’interdipendenza delle parti che lo costituiscono. Centrale, anche da un punto di vista operativo e dell’intervento è il concetto di interdipendenza. Alcune caratteristiche fondamentali dell’approccio relazionale-sistemico possono essere sintetizzati in:
·         centralità della relazione e dei legami, con i loro profondi risvolti sul mondo affettivo, sull’elaborazione del pensiero e sui comportamenti;
·         le risorse esistono all’interno dell’individuo così come nei contesti di vita (primo fra tutti la famiglia);
·         esistono somiglianze di forma e di funzioni tra il mondo interno dell’individuo e i “luoghi” in cui egli cresce e si sviluppa durante il suo ciclo di vita;
·         sia l’individuo che la famiglia, la coppia, ecc. sono sottoposti a leggi sistemiche, e sono le relazioni che denotano il sistema: se un individuo cambia il suo rapporto con se stesso questo si riverbererà sul suo rapporto con l’esterno e viceversa;
·         un terapeuta, un counselor, un mediatore, un insegnante, ecc. nella misura in cui entra in contatto con un sistema ne co-crea un altro in cui l’osservatore stesso è incluso: non è cioè possibile osservare un fenomeno senza influenzarlo ed esserne influenzati.
   Tutti questi elementi hanno permesso l’acquisizione di un gran numero di strumenti, tecniche e approcci per la comprensione e l’intervento e, quindi, soluzioni originali utili sia nelle relazioni di aiuto che nella formazione e nella didattica, che possono consentire di stimolare esperienze arricchenti e trasformative.

 

La complessità come “intelligenza più grande”

Chi interviene sui sistemi umani, soprattutto a livello terapeutico medico e psicoterapico, educativo, formativo, col counseling o il coaching, ecc. dovrebbe, quindi, necessariamente essere a proprio agio con la complessità in modo da potervisi relazionare in maniera utile, creativa ed evolutiva, senza perdersi in visioni parcellizzanti della realtà. Occorre, cioè, saper tradurre in linguaggio dotato di senso i mandati e le eredità generazionali, la multiculturalità, il femminile ed il maschile, come anche valorizzare sia l’individuo che le appartenenze, i tempi diversi dell’arco vitale, e comprendere i miti e i simboli. Per far ciò occorre che l’operatore abbia un’adeguata dimestichezza anche col proprio sé e la propria complessità interiore, la mente-più-grande o cosiddetto “inconscio”, ed abbia la consapevolezza che questo entra sempre in gioco e tende a risuonare con la mente-più-grande dell’interlocutore, sia esso un individuo, una famiglia, una coppia, un gruppo di apprendimento, ecc. L’ipnotismo può rivelarsi di grande aiuto per approcciare questa complessità, sia quella intrapsichica che quella interpersonale, soprattutto se viene concepito ed usato come strumento di consapevolezza, di conoscenza dell’uomo e da lì far scaturire la ricchezza delle sue tante possibili applicazioni negli ambiti più disparati e sensibili dell’esperienza umana.

FORMAZIONE

Metodologie

Ipnotismo e autoipnosi

Programmazione neurolinguistica (PNL)

Psicologia energetica