Unità mente-corpo-emozioni e stati-risorsa
Lo stato ipnotico è uno stato naturale, comodo e piacevole per entrare in comunicazione con le nostre risorse profonde e attivarle. A prescindere dalle innumerevoli metodiche per ottenerlo, rimane il metodo primario per facilitare meccanismi autoregolativi. Tra i suoi attributi principali, quello di palesare chiaramente l’unità psico-somatica tra mente, corpo ed emozioni.
Si tratta fondamentalmente di uno stato-risorsa efficace per intervenire sugli schemi disfunzionali in modo che i sistemi consci e inconsci insieme cooperino nel risolvere i problemi.
Anche in ambito sia psicologico che medico in Italia circolano ancora tante bufale sull’ipnosi; esse derivano dalla carente ed inadeguata informazione e dalla mancanza quasi totale di programmi universitari ad essa dedicati.
Tre menti per tre cervelli
L’ipnotismo rappresenta un insieme di strumenti gentili – sofisticate forme di comunicazione – pienamente al servizio della consapevolezza e dell’auto-gestione, con cui è possibile influire positivamente sui nostri tre vettori mentali, o menti. Da un punto di vista funzionale questa pluralità tripartita si radica tutta in quei sistemi sinteticamente chiamati “inconscio”, in quanto tutte e tre in vario grado agiscono per lo più involontariamente e indipendentemente dalla volontà cosciente. L’inconscio è quel livello dove in gran parte è decisa la direzione e la qualità della nostra vita (vedere anche la sezione “Ipnoterapia e ipnotismo clinico“). Pur se siamo una totalità, descrittivamente e dal punto di vista funzionale noi siamo immersi in una trilogia, abbiamo, quindi, tre menti che andrebbero aiutate ad andare il più possibile d’accordo, sensibili in maniera differenziata rispettivamente alla suggestione, persuasione e convinzione:
* biologica (mente istintuale del corpo, prepersonale – esecutiva, deputata all’azione);
* analogica (mente emotivo-affettiva, intuitiva – constatativa, deputata a segnalare l’effettivo focus dell’attenzione);
* logica (mente intellettuale-razionale, lineare – valutativa, deputata a vagliare e controllare).
Ciascuna ha specifiche connessione funzionali con uno dei nostri 3 cervelli, pur se va precisato che mente e cervello non coincidono:
* archipallium, o cervello rettiliano (primitivo, viscerotonico), sede degli istinti primari e delle funzioni vitali;
* paleopallium, o cervello paleo-mammifero (intermedio, cardiotonico), coinvolto nell’elaborazione emozionale-affettiva;
* neopallium, o cervello neomammifero (superiore, cerebrotonico), esclusivo dei primati e soprattutto nell’uomo associato alle funzioni logiche e razionali.
Anche per la memoria si può parlare di questa specificità tripartita originatasi dai diversi foglietti embrionali, e su cui la lingua italiana ci viene in aiuto: rimembrare, si riferisce ad una memoria corporea, cenestesica, col significato di rimettere assieme le membra; ricordare, da cordis, cuore, che vuol dire riportare al “cuore”, ripassare dalle parti del “cuore” (e organi interni); rammentare, la memoria più esterna, connessa alle competenze verbali, col senso di avere presente nella mente.
Siamo esseri notevolmente complessi, e la nostra presunta unità individuale, spesso solo un mito, resta tutta da conquistare. A mero titolo illustrativo, consideriamo una situazione di attacchi di panico. Spesso il primo interlocutore di chi ne fa esperienza è proprio il medico. La notevole conflittualità di fondo dell’esempio esposto (1), indica come sovente abbiamo davvero una scarsa consapevolezza della nostra “macchina”. Ignorandone il funzionamento, l’uso che ne facciamo risulta di conseguenza spesso inappropriato. In considerazione della durata, costituzioni, strutture di personalità, storie personali, contesti di vita, ecc., i meccanismi operanti in tali processi possono portare a problematiche psicologiche, psicosomatiche o, talvolta nel tempo, fisiche:
1) – Un soggetto con la volontà razionale (mente logica e lineare) desidera sentirsi bene, e valuta questo il suo obiettivo di successo e di salute. Vincolato dalla necessità di una sorta di garanzia sull’incertezza del futuro, ha la pretesa ed aspettativa, irrealistiche, di stare sempre bene (presunta inalterabilità nel tempo)!
– In realtà ha una gran paura di non riuscire ad ottenere ciò che vuole, cioè essere libero da segnali di disagio. L’emozione, (la mente analogica), indica dov’è realmente la sua attenzione e quindi dove va la sua energia, che in effetti nutre il problema!
– La sua parte esecutiva (mente biologica) tende a materializzare il suo effettivo focus attentivo! Realizza ciò che teme e che a tutti i costi desidera evitare.
2) Un ulteriore esempio molto comune riguarda quelle persone che pur desiderando un certo tipo di partner si ritrovano ripetutamente ad incontrare la tipologia che razionalmente più non vorrebbero (traditrice, narcisista, infantile, egoista, sfruttatrice, violenta, ecc.).
3) Un esempio finale su disturbi spesso definiti come psicosomatici. In alcune forme ricorrenti di asma, di cefalea, di dermatite, di problematiche della sfera sessuale, ecc., il soggetto ricava consci o inconsapevoli guadagni dal problema. Venire a capo del disagio significa, quindi, ristrutturare il bisogno costituito dai vantaggi relazionali o d’altro tipo, abitudini di vita, convinzioni profonde, o emozioni da cui dipende l’identità personale o altri valori ecc., percepiti come fondamentali.
Ovviamente si tratta di esemplificazioni da non generalizzare a tutti i casi.
Aree funzionali e settori d’intervento
Con l’ipnotismo, sia in psicoterapia che in medicina, è possibile intervenire efficacemente su ciascuna di queste tre aree funzionali, ognuna delle quali genera stati interni di tipo alquanto diverso che richiedono approcci differenziati: sul corpo e i comportamenti, sulle emozioni e le credenze profonde, e sul pensiero e le convinzioni. Questi stati diversi sono come stanze ed aree differenti di uno stesso grande palazzo, a molte delle quali, però, non è possibile accedere a comando nell’ordinario e quotidiano stato beta, mentre in ipnosi sì. A seconda dell’obiettivo/problema può darsi si debba accedere ad un livello e cervello diverso; ciascuno, in genere, è maggiormente rispondente ad una profondità ipnotica e, in linea di massima, più profondo è lo stato, meno passaggi formali occorrono per “passare la dogana” (filtro di controllo, costituito dalla nostra conscia capacità critica, sempre e comunque in funzione). E’ su questo differenziato triplice sostrato che, a prescindere dall’orientamento allopatico o complementare del medico, le tecniche ipnotiche possono trovare un vastissimo campo di applicazione:
– per ristrutturare abitudini e stili di vista, sostenere regimi terapeutici, dietetici, riabilitativi;
– per individuare e sciogliere aspetti psicologici traumatici o profondamente condizionanti, vincoli relazionali stressanti;
– nei casi opportuni, com’è possibile anche in ambito psicoterapeutico, per scoprire dinamiche sottostanti i sintomi, i guadagni secondari, e molto altro: vengono qui impiegate metodiche di ipnotismo avanzato, impropriamente definite ipnoanalitiche, ed idrodinamiche al fine, per così dire, di accedere alle conoscenze e ai dati della “scatola nera” ed eventualmente ristrutturarli, per disinnescare o mitigare meccanismi alla base di patologie.
E’ possibile, inoltre, agevolare l’accettazione delle patologie croniche, rendere più naturale l’impegno nelle cure, stimolare l’armonizzazione delle funzionalità immunitarie, le istanze di autoguarigione del paziente, rinforzarne l’io, l’adattamento attivo e creativo, e così via.
In un’ottica sempre più multicausale e di complessità la medicina ufficiale riconosce con crescente frequenza che gli aspetti psico-emotivi, pur su un fondamento di predisposizioni, rivestono un ruolo importante nelle patologie psicosomatiche e organiche e sono spesso alla base del loro innesco.
Gli stress professionali
Una menzione particolare, infine, merita la delicata gestione degli stress professionali cui vanno incontro le professioni sanitarie o para-sanitarie. Indipendentemente che si tratti di un contesto più medico o più psicologico, pubblico o privato, ogni operatore si ritrova inevitabilmente ad assorbire una notevole quantità di distress che può col tempo procurare svariati disagi, talvolta anche di una certa rilevanza (burn out). L’ipnosi, l’autoipnosi, il rilassamento profondo e la PNL, la psicologia e medicina energetiche, un approccio e un’ottica più sistemica, così come occasioni formative, di supervisione e mentoring, costituiscono ottime modalità per una gestione più adeguata delle proprie energie ed atteggiamenti professionali, e forniscono una molteplicità di metodiche utili per “proteggersi” e “ripulirsi” dagli effetti negativi che si possono determinare in questi sensibili contesti di lavoro.
E’ fondamentale sottolineare che:
uno psicoterapeuta è soltanto uno psicoterapeuta! Le applicazioni ipnotiche in ambito medico e riabilitativo, quindi, sono qui espressione di un lavoro di rete: attivate sempre ed unicamente in affiancamento, in collaborazione con il medico curante o, perlomeno, con la sua approvazione, e MAI in sostituzione o alternativa a cure e prescrizioni farmacologiche;
per alcune patologie la medicina non riconosce l’esistenza di cure; in questi casi il lavoro ipnoterapeutico – spesso col contributo dell’apprendimento ed impiego dell’autoipnosi – può risultare particolarmente incisivo nel gestire il disagio e nel ridurre ogni tipo di stress risultante dal problema o a fondamento di esso;
è nodale precisare che, pur essendo l’ipnosi uno strumento potente, per chi non voglia un reale cambiamento, oppure non voglia aver contezza delle implicazioni in gioco – ad esempio di uno stile di vita che determina una patologia o si riverbera su di essa – non vi può essere ipnosi che tenga!
(Vedi anche indicazioni dell’ipnosi medica e ipno-bufale e realtà).
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