Per spiegare il fenomeno delle vite precedenti, (in inglese past life regressions), esistono in circolazione credo e teorie di orientamento molto diverso. Senza tralasciare le ultime frontiere della fisica quantistica esse spaziano dalla metafisica alla genetica psichica, toccando concetti come quello di inconscio collettivo, di compensazione psichica, di simbolizzazione dei conflitti, di affabulazione cosciente, per finire con le personalità multiple. Indipendentemente da quale risuoni maggiormente in noi – e tenendo conto che la facoltà “paranormale” più importante da risvegliare è il buon senso – i fenomeni delle vite precedenti rappresentano una realtà esperenziale estremamente interessante che può presentarsi anche in modo inaspettato. Occorre fare una piccola premessa sul funzionamento della mente.
Quel costrutto che spesso molto sinteticamente chiamiamo inconscio è un vero e proprio insieme di universi, un multiverso estremamente plastico, una sorta di sistema infinito costituito a sua volta da sottosistemi anch’essi infiniti. La metafora della rete internet può rendere l’idea: un network informazionale olografico in continua espansione e in cui potenzialmente da qualunque punto è possibile raggiungere qualsiasi altro. Ogni sottosistema “contiene” degli aspetti; semplificando, allora, si può dire che nell’inconscio si trovano, ad esempio, le programmazioni istintuali e genetiche che regolano il funzionamento dell’organismo, le esperienze, percezioni e condizionamenti emozionali della propria storia personale, come anche le programmazioni familiari, razziali e collettive, il cosiddetto retaggio karmico e così via, sino ad arrivare ai “tesori”, cioè agli aspetti transpersonali e “spirituali” delle tradizioni esoteriche e delle discipline di sviluppo personale.
La cosa interessante è che queste vie esoteriche, pur sviluppatesi in contesti culturali molto lontani, in fondo si riferiscono al medesimo processo: via via che si ripuliscono gli strati “inferiori” dell’inconscio – attraverso un affrancamento da vincoli, condizionamenti, limitazioni della propria storia personale, costituiti spesso da paure, sensi di colpa, sentimenti di vergogna, rabbia, rancori, dipendenze, ecc. (il proprio sé con la “s” minuscola) – si può accedere sempre più ai livelli e risorse inconsce “superiori” o “superconsce” (il Sé con la “S” maiuscola delle psicologie transpersonali e delle tradizioni misteriche e di sviluppo personale).
Nell’inconscio e nella sua logica non lineare ma olografica, non esistono le limitazioni spazio-temporali del cervello logico; gli opposti, invece, coesistono, e anche le dimensioni più lontane possono interlacciarsi, un po’ come avviene nei sogni, dove si intersecano universi paralleli. Tutto ciò costituisce un vasto, articolato e creativo sistema di risorse funzionali a cui, indipendentemente da quale sia l’orientamento concettuale, si può accedere attraverso le forme avanzate di ipnotismo (ipnoterapia e ipnoanalisi), che rappresenta un veicolo eccellente per esplorare questi diversi livelli e “corpi”.
Tra i paradigmi più recenti vi sono quello dei memi (ricordi ereditati) e quello che si rifà alla fisica quantistica. Il filone quantico pone l’accento sulla contemporaneità delle possibilità coesistenti nel presente. Lo scorrere del tempo, e quindi il passato ed il futuro, sono ritenuti una mera creazione della mente lineare, dalla cui logica e percezione siamo imprigionati. Da ciò scaturisce che le vite passate non sarebbero altro che vite parallele, tutte “affiancanti” quella attuale e compresenti con essa, siamo noi che non le percepiamo; un intervento su una, quindi, anche su una possibile vita futura, avrà ripercussioni su tutte le altre. Un’altra conseguenze di tale assunto è che il presente può essere “cambiato” sia nel passato che nel futuro; un’ulteriore implicazione è, ad esempio, che cambiando il futuro si può “mutare” il passato e quindi anche il presente, e così via, come se si intervenisse su un cerchio e non su una retta.
Per tornare al fenomeno delle vite precedenti ed alle numerose teorie esplicative disponibili – e quelle dell’emersione dei ricordi ereditati dei propri antenati, e quantistica sono solo forse tra le più “intriganti” – l’esplorazione di questa “realtà” interiore rappresenta un’occasione utile ed affascinante sia per alleviare o risolvere difficoltà a volte non altrimenti superabili, sia di possibile arricchimento personale ed evolutivo. Ciò indipendentemente dalla teoria che si ritenga più verosimile o accettabile. In mano ad operatori competenti e con soggetti adeguatamente selezionati – sperabilmente lontani dall’enfasi, dalle suggestioni ed inflazionate seduzioni di una certa new age, o dalla moda “spiritualista” del momento – infatti, la regressione alle vite precedenti è uno strumento particolarmente efficace con numerose potenzialità cliniche sia in campo psicoterapico che medico.
Pur se lo psichiatra Brian Weiss rappresenta al momento l’autore e il divulgatore più pubblicizzato e noto al grande pubblico in tema di vite precedenti, già prima di lui molti clinici, ricercatori e ipnotisti di diverso orientamento e sicura credibilità scientifica, soprattutto negli U.S.A. e in Gran Bretagna, hanno cautamente iniziato a scrivere e divulgare il fenomeno delle regressioni a vite precedenti con sempre meno remore, considerata l’efficacia di queste procedure indipendentemente dall’aderenza ad una o più delle spiegazioni del fenomeno. Purtroppo, come accade anche nel più ampio ambito dell’ipnosi, si tratta di autori non noti in Italia perché i loro lavori non sono stati mai tradotti. Per i clinici che utilizzano la cosiddetta regressione a vite precedenti è sufficiente prima di tutto che il paziente o cliente possa riceverne benefici, lasciando a questi ultimi l’onere di aderire o meno ad una certa visione o teoria esplicativa.
Quanto appena detto rappresenta un’utile sottolineatura perché tra coloro che impiegano l’ipnotismo è esperienza normale ritrovarsi ogni tanto con persone che spontaneamente si percepiscono in una vita precedente. Anche a chi scrive è capitato alcune volte durante il normale lavoro clinico, in particolare proprio con soggetti molto analitici, di mentalità scientifica e che mai avevano mostrato interesse in tal senso. Può accadere mentre in ipnosi si lavora su aspetti che nulla hanno a che fare con le “vite precedenti”, “reincarnazioni” e aspetti metafisici, in soggetti che semmai neanche conoscono il fenomeno, atei, agnostici, ecc., e ad operatori che non lavorano in questo settore e che né se ne interessano. Uno slittamento spontaneo in una percepita “altra” vita, di per sé rappresenta, comunque, un’ottima occasione di possibile automiglioramento ed autoconoscenza quando il facilitatore sa come gestire ed utilizzare questi fenomeni.
Ancora più significativo è che ad alcune persone accade del tutto spontaneamente nella vita quotidiana: talvolta visitando un luogo sconosciuto, in seguito ad un forte stress, o mentre si fruisce di un trattamento corporeo come ad esempio un massaggio shiatsu o una seduta di agopuntura, o durante la pratica di meditazioni ed altre procedure simili(1).
Il fenomeno delle vite precedenti non è, quindi, come spesso si crede una prerogativa dell’ipnosi; questa rappresenta solo uno degli strumenti più efficaci, efficienti e sicuri, per occuparsene e gestirle, e disponibile ad un operatore adeguatamente preparato. L’ipnosi, o sarebbe più corretto dire l’ipnotismo, infatti, consente una precisione “chirurgica” e, al contempo, di creare un “ambiente” sicuro e accogliente sia interno al soggetto che nella relazione con l’operatore, il che permette di trarre il meglio anche da un’eventuale spontanea esperienza di percezione di “vita precedente”.